A poche ore da te, caro 2022, ti scrivo.
Ti scrivo da qui, da casa, al caldo, col mio amato coinqui che legge, con in frigo lo champagne, il fois gras è fuori invece perché non risulti troppo duro da spalmare sulla baguette o sul nuovo pane marocchino di cui siamo molto golosi. In casa c’è caldo, c’è silenzio, fuori dalla finestra sento già i primi ubriachi, nonostante siano solo le 19:30, intenti a urlare improbabili e storpiati: “Bonne Année!”
Sono a Parigi. Nel nostro nido. Ventidue metri quadri che un giorno vorremmo raddoppiare per poterci vivere con gli altri nostri libri e vestiti, per avere una stanza – tutta per me? – in più, una cucina più equipaggiata (qui manca il forno), una vista sui canali o sulla Senna o perché no, sulla Tour Eiffeil, il monumento feticcio, quello che ogni volta che vedo dall’aereo mi fa pensare: “sono a casa”.
Sto bene, azzardo anzi un “sono felice” e un non scontato: “non mi manca niente”.
Cosa mi rende felice
Guardando indietro, vedendo la mia serenità stasera, credo questa sensazione sia dovuta all’aver attraversato gli ultimi 2 anni indenne. Non solo dalla malattia pandemica, ma soprattutto da una crisi lavorativa generale già intuita nel 2019.
Mi verrebbero da dire un sacco di GRAZIE a un sacco di cose e di persone che mi hanno permesso di raggiungere questa felicità, che mi hanno aiutato ad arrivare in fondo. Ma stasera, a un passo da te caro 2022, vorrei dire un grazie anche a me.
Sì, grazie Anto, grazie che hai gestito questi ultimi 2 anni nel migliore modo tu potessi fare, professionalmente parlando. Che le decisioni prese siano state quelle giuste per evitare il peggio, sia per salvare il lavoro motivando gli altri (la tournée qui lo conferma), che per sostenere e proteggere le persone che vi lavorano, per trovare collaboratrici e collaboratori nuovi con cui andare avanti e continuare a crescere, come ad esempio l’arrivo di Vanessa Gibin (qui i suoi contatti) e l’aver lanciato altri progetti e alleanze di cui parlerò nei prossimi mesi.
Insomma, grazie Anto!
Buon proposito
Caro 2022 ti scrivo quindi per incoraggiarmi a farlo più spesso. Ad incoraggiare anche altre persone a farlo, perché mi son resa conto – spesso grazie a INFANZIA FELICE e al ciclo di letture sulla pedagogia nera – che non ce lo diciamo mai abbastanza, perché siamo stat3 educat3 a non farlo. Invece caro 2022 vorrei con te spezzare proprio questo automatismo che nuoce gravemente all’autostima e ci fa perdere preziose energie, lasciandoci in balìa delle decisioni altrui anche quando sentiamo non siano quelle migliori per noi.
Quindi dài, forza, facciamoci i complimenti, riconosciamoci i meriti, li abbiamo, perché nasconderli, perché non mostrarli come fossero scintillanti abiti da sera?
In fondo sappiamo benissimo creare occasioni per indossarli!
ps: articolo pubblicato in ritardo, perché lo champagne chiamava e la baguette era calda … Buon Anno!