Cosa è successo al 3° appuntamento col progetto #teneramenteversouninfanziafelice
Immortalo spesso il momento immediatamente successivo alla fine di uno spettacolo, una sorta di fermo immagine sulla felicità.
E questa foto, alla fine della 2° replica di INFANZIA FELICE ieri sera a Pescara, riassume molto bene quella che ho vissuto in questi tre giorni appena trascorsi.
72 ore di biutezza e gioia regalatemi dalla cura e dal cuore delle persone della Cooperativa Orizzonte, dall’attenzione, la risata, l’energia e la pazienza di Garbels, dall’entusiasmo e dal sorriso travolgente di Francesca, dal sostegno costante di Daniele, dagli abbracci del pubblico, dalle lacrime di chi ha rivisto molto di se e della sua infanzia nella fiaba della Maestra Caramella.
Dalle risate e dagli sguardi dei bambini in sala, dal mettersi in gioco delle persone partecipanti al mio laboratorio sull’Empatia, da Claudio la cui presenza mi ha insegnato quanto fosse poco inclusivo il mio seminario, visto non ho mai pensato a giochi adatti anche per le persone in carrozzina come lui (rimedierò subito!), dall’entusiasmo di Antonella, Uff. Stampa che mi porta di corsa in TV a parlare di pedagogia nera di fronte a una giornalista e a un cameraman che son certa si sono comprati il libro di Rutschky…
La lista insomma è davvero lunga, ma credo che forse, più di tutto, quel che mi rende immensamente felice oggi, è aver trovato tra le relatrici alla tavolata rotonda, altre persone che parlavano di pedagogia nera!
Stamani mi son infatti resa conto che non sono più la sola a parlarne nei convegni, negli incontri pubblici, a far scoprire i libri di Miller, a insistere che non sono i bambini quelli su cui dobbiamo lavorare per contrastare violenza, bullismo, auto lesionismo etc… ma gli adulti, noi, gli ex bambini!
Non sono più sola ed è per me un traguardo straordinario, incoraggiante, un sollievo, una gioia,
sentire finalmente la rete anti pedagogia nera, che si costruisce.
Inevitabile pensare poi a Paolo Perticari, a come sta crescendo questo nostro progetto, ed ecco quindi come una semplice foto in camerino, con le lacrime agli occhi e il groppo in gola, riassuma bene la felicità.